Costa e Daffadà: “Infrastrutture idriche minori, risposte alle esigenze dei territori”

Confronto con il territorio, interventi sulle infrastrutture idriche minori, definizione puntuale dei fabbisogni idrici: è su questi tre assi che si fonda la strategia che la Regione Emilia-Romagna sta attuando per aumentare la disponibilità di acqua tanto per uso agricolo che per quello civile. Se ne è discusso nuovamente oggi nell’ambito dei lavori della Commissione Territorio, Ambiente, Mobilità in virtù di una risoluzione del centrodestra che chiedeva di realizzare invasi medio-grandi: “Cosi come formulato nella risoluzione presentata c’è il rischio di farsi bocciare ogni ipotesi di invaso di medie dimensioni – spiegano i consiglieri democratici Matteo Daffadà e Andrea Costa –. Le norme europee impongono ai territori di intervenire prima di tutto sulle infrastrutture idriche esistenti e solo dopo, dimostrando che resta una criticità idrica, avanzare con i progetti di invasi medio-grandi. Se si invertono i passaggi le autorizzazioni potrebbero non arrivare”.

I due consiglieri hanno colto l’occasione per ricordare cosa si stia facendo concretamente per rispondere alle esigenze dei territori: “Intanto è attivo un tavolo di confronto permanente con i soggetti interessati, e il 21 gennaio l’assessore Irene Priolo incontrerà il territorio per valutare l’attivazione di un contratto di fiume sull’Enza. La Regione ha finanziato con 300mila euro lo studio dell’Autorità di Bacino da cui sono emerse le necessità idriche e il programma graduale di interventi da realizzare, che vanno da: riduzione delle perdite, recupero reflui, realizzazione laghetti consortili, fino alla realizzazione di invasi che va programmata dentro al Piano invasi della stessa Autorità di Bacino. Su Vetto è già noto l’avvio dell’iter per lo studio di fattibilità tecnico-economica da parte del Consorzio di Bonifica Emilia centrale per il quale è stato chiesto un contributo pubblico di 5,5milioni di euro. E intanto sono in corso interventi finanziati per 220milioni di euro con fondi nazionali e regionali per aumentare la capacità di invaso sul territorio emiliano-romagnolo di 16,5milioni di metri cubi e 46,25 milioni di metri cubi l’anno di maggiore disponibilità idrica. Questi sono fatti, il resto rischia, come detto, di pregiudicare il buon esito dei percorsi concordati con tutti i soggetti interessati”.