Il consigliere regionale modenese Giuseppe Boschini è stato a Strasburgo nei giorni 27, 28 e 29 marzo in rappresentanza della Regione Emilia-Romagna, per l’approvazione del rapporto del Consiglio d’Europa sul tema dell’accoglienza sostenibile per le comunità locali.

«L’Europa conferma in pieno le scelte che stiamo facendo a Modena. Da mesi i colleghi rappresentanti dei governi regionali e delle autonomie locali di tutti i paesi europei, dal Portogallo all’Europa dell’Est, sono al lavoro per scrivere un rapporto condiviso contenente le linee guida per un’accoglienza sostenibile per le comunità locali. Ho fatto parte del gruppo di lavoro, coordinato da una collega svedese ed un ungherese, che ha steso questo importante documento. La strada che, finalmente, il Consiglio d’Europa indica è quella delle comunità locali, anche piccoli paesi, che devono e possono essere i veri protagonisti per affrontare meglio l’emergenza profughi, in un sistema organico e rinnovato dell’accoglienza», informa Boschini al ritorno da Strasburgo. «Ciò che finalmente è stato messo nero su bianco è il fatto di non lasciare sole le comunità, i nostri sindaci. Il Rapporto del Consiglio d’Europa che abbiamo appena approvato in questa sessione di lavoro finalmente delinea chiaramente quello che l’Italia chiede da mesi: un sistema europeo coerente e organico per l’accoglienza. Dove i carichi dell’accoglienza siano distribuiti tra tutti i Paesi. I sindaci devono sapere su quali risorse possono contare per gestire gli arrivi e l’integrazione, e quali sono le regole che possono far valere». Boschini entra nel merito del tema sull’accoglienza, partendo dalle esperienze del passato, per rilanciare una nuova politica di integrazione e solidarietà, volta alla sostenibilità delle comunità accoglienti e all’attenzione agli amministratori locali. «Le grandi strutture tipo ex-caserme o i campi hanno dimostrato di essere la soluzione peggiore, molto più pericolosa, perché produce solo disperazione e non integrazione. Per questo il Consiglio d’Europa nel rapporto indica la strada dell’accoglienza di chi richiede asilo nelle comunità locali. Prevedendo però piccoli gruppi di migranti, formati da persone ben identificate e di cui si sono analizzate prima storie, capacità e competenze, e che vengono gestite in stretto rapporto con l’associazionismo, il volontariato, il mondo sportivo, aiutandole a imparare al più presto la lingua, a cercare lavoro o a impegnarsi in lavori socialmente utili, per restituire qualcosa dell’accoglienza che ricevono, e per inserirsi al meglio nella comunità locale. È appunto l’esperienza fatta da tanti comuni e associazioni a Modena: gli stranieri fermi in albergo a svernare generano rabbia. Invece vedere questi ragazzi impegnati per pulire i parchi o dare una mano al volontariato ci fa capire una cosa semplice: che sono uomini come noi, e possono essere risorse nelle comunità».