Le ultime due sedute del Consiglio Regionale ci hanno visti affrontare la Sessione Europea 2016 e l’approvazione della Legge Comunitaria regionale, atti legislativi attraverso i quali la Regione Emilia-Romagna partecipa alla formazione e attuazione del diritto europeo.
Il recepimento di regole e obiettivi comuni tra gli stati membri è un passaggio fondamentale, soprattutto se parliamo, come in questo caso, di direttive riguardanti temi centrali nella vita delle persone, come ambiente, salute, industria, lavoro e agricoltura.
Non si tratta solo di eseguire un mandato e rispettare un iter legislativo obbligato, ma di sentirsi pienamente protagonisti nella costruzione di una Europa comunitaria, contro ogni genere di populismo che tenda a farci chiudere dentro a confini regionali o nazionali e a mettere un freno alle grandi opportunità che abbiamo dal lato dell’innovazione e dello sviluppo.
Credo valga la pena ricordare che la nostra regione è tra le più virtuose nella capacità di spesa delle risorse che l’Europa mette a disposizione e grazie alle quali abbiamo promosso in questi anni nuova occupazione, coesione e sviluppo territoriale. Anche dati gli eccellenti risultati fin qui raggiunti ci siamo posti per il 2016 l’obiettivo di spesa di un miliardo di euro di fondi europei.
Sono diverse, quindi, le ragioni per cui rafforzare il nostro ruolo attivo nella definizione dei processi decisionali dell’UE è importante. Di fronte alla complessità e alla disgregazione che i governi locali e nazionali si trovano oggi ad affrontare, noi ripartiamo dai territori per costruire un modello normativo integrato.
Da sempre in questa regione, in particolar modo come Partito Democratico, abbiamo considerato il rapporto con le istituzioni europee una priorità, perché siamo consapevoli di quanto su questo terreno si giochi la sfida di una crescita omogenea del nostro continente, che superi le crescenti diseguaglianze sociali ed economiche alla base di nuove povertà e pericolose discriminazioni tra popoli e religioni legate all’aumentare dei flussi migratori.
Anche per questo l’approvazione della risoluzione sulle “prospettive del progetto di integrazione europea” che il PD ha portato avanti, assume un significato rilevante.
Perché nel tempo in cui si erigono nuovi muri e confini, non solo ideologici, l’approvazione di questa risoluzione conferma a pieno titolo l’Emilia-Romagna come “regione europea”, promotrice di dialogo e cooperazione inter-istituzionale, protagonista della costruzione di una vera “Europa politica”.
Penso a quanto accade al Brennero, alla follia di chi erige nuove frontiere per fermare l’accesso di donne, uomini, bambini in fuga dalle guerre e da condizioni di vita disumane e in cerca di un futuro.
Penso al terrorismo che ha messo in questi mesi in ginocchio alcune tra le più importanti città europee, che genera nuove insicurezze e diffidenze tra esseri umani di culture diverse.
Penso ad una nuova Europa dei popoli, che si sostituisca agli individualismi, alle velleità di prevaricazione degli stati più potenti su quelli più deboli, a un’unione che finora è stata solo monetaria e non ha affrontato, come avrebbe dovuto, il dramma delle nuove ingiustizie sociali.
E noi, che siamo una Regione che affonda le proprie radici nella cultura della pace e della solidarietà, e che ha messo le politiche sociali al centro della propria azione amministrativa, abbiamo il dovere di dare il nostro contributo affinché questa grande sfida collettiva, possa finalmente essere vinta.
Stefano Caliandro
Presidente Gruppo PD Regione Emilia-Romagna