Gli impegni della Regione sulla fibromialgia rallentati ma non fermati dall’emergenza Covid. Un’interrogazione in Aula ha chiesto aggiornamenti sul riconoscimento e inserimento nei LEA, sulla formazione medica e sviluppi nelle ASL per il trattamento non farmacologico. Roberta Mori: “Siamo stati rassicurati che, nonostante l’emergenza pandemica, l’Emilia-Romagna è al lavoro per garantire i diritti delle persone malate, in gran parte donne”

 

La fibromialgia, malattia neurologica riconosciuta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità sin dal 1992, compromette gravemente la qualità della vita delle persone che ne sono affette, tra l’1,5% e il 2% della popolazione italiana, tra le 66.000 e le 89.000 persone in Emilia-Romagna. È caratterizzata da dolore muscoloscheletrico cronico e diffuso, spesso associato ad astenia, disturbi del sonno fino a stati di ansia o vera e propria depressione ed è circa 6-7 volte più frequente tra le donne.

Ha affrontato il tema un’interrogazione a risposta immediata in Aula, presentata dalla Consigliera regionale Roberta Mori. «Nonostante sia una patologia dolorosa e debilitante, fonte tra l’altro di discriminazioni sui luoghi di lavoro dove spesso viene taciuta, ancora oggi non rientra nei Livelli essenziali di assistenza – spiega la Consigliera – e il suo mancato riconoscimento a livello nazionale tra le malattie croniche e invalidanti si traduce sia in forti lacune e disomogeneità tra Regioni nei protocolli diagnostici e percorsi assistenziali, sia nel fatto che tutti i costi farmacologici, per dispositivi di sollievo o per cure termali e trattamenti di agopuntura, sono sostanzialmente a carico delle persone affette.»

L’esponente PD ha voluto dare voce a varie fondazioni e associazioni come il Comitato Fibromialgici Uniti-Italia (CFU) con sede in regione, che si battono da tempo per i diritti delle persone malate e temono che i passi avanti compiuti siano vanificati dalla pandemia. «Oggi la crisi e l’emergenza sanitaria hanno rallentato la realizzazione degli interventi richiesti in ogni sede, compreso l’iter parlamentare dei progetti di legge sul tema, rendendo al tempo stesso ancora più incerte e a rischio le condizioni di vita di queste persone» –sottolinea Mori, che ricorda come le “Linee di indirizzo per la diagnosi e il trattamento della fibromialgia” della Regione, inviate alle ASL nel 2018, contenessero disposizioni molto avanzate per le diagnosi e per una presa in carico completa dei pazienti, compresi i trattamenti alternativi ai farmaci.

«Durante il question time in Aula, siamo stati rassicurati che tutti gli impegni presi stanno proseguendo nonostante il Covid e con l’impegno di un pieno coinvolgimento delle associazioni dei pazienti» – dichiara soddisfatta la Consigliera PD, che riferisce: «Prima di tutto sono a buon punto i lavori istruttori della Commissione nazionale LEA e l’Emilia-Romagna considera prioritario il riconoscimento di esenzioni dove le condizioni di gravità lo richiedano. Inoltre si stanno incrementando nelle ASL i percorsi formativi rivolti ai medici di base per diagnosi appropriate e tempestive e infine – conclude – uno studio delle ASL di Bologna e Reggio Emilia, che ha dimostrato l’efficacia dell’agopuntura per ridurre gli stati dolorosi, sarà la base per estendere i trattamenti alternativi ai farmaci anche alle persone con fibromialgia.»