“Che tempi si possono prevedere, nonostante l’emergenza sanitaria, per la riapertura dei punti nascita nei Comuni di Alto Reno Terme (Bologna), Pavullo nel Frignano (Modena), Castelnovo ne’ Monti (Reggio Emilia) e Borgo Val di Taro (Parma)?”. A chiederlo sono i consiglieri regionali Roberta Mori, Palma Costi, Matteo Daffadà e Andrea Costa che, in un’interrogazione alla Giunta, ricordano che nel Programma di mandato della Giunta per l’XI legislatura, nel capitolo dedicato alle Politiche per la salute, vi è la ‘riapertura dei Punti nascita in montagna: per garantire un’assistenza alla nascita di qualità e in sicurezza nei luoghi collocati in zone montane predisporremo un protocollo operativo sperimentale da condividere con il Ministero della Salute’.

“Tale intervento era già stato annunciato lo scorso gennaio quando, dopo la disponibilità espressa formalmente dal Ministro per la Salute ad un percorso di revisione dei parametri di sicurezza nazionali posti sui punti nascita ospedalieri, la Regione aveva parlato appunto di un protocollo sperimentale da inviare al ministero e del rapido avvio di un percorso, protetto e sicuro, per consentire a un largo campione di donne, su base volontaria, di partorire nei quattro punti nascita di montagna di Alto Reno Terme, Pavullo nel Frignano, Castelnovo ne’ Monti e Borgo
Val di Taro” ricordano i consiglieri democratici.

“Il Punto nascita rappresenta per le donne e le famiglie il luogo conclusivo di un lungo percorso che vede impegnati sulla maternità i servizi consultoriali o di medicina di base del territorio in rapporto stretto e di fiducia con i servizi ospedalieri, rapporto che per la salute delle madri e dei neonati è bene mantenere anche nel periodo post parto. – è la considerazione dei consiglieri, che aggiungono – Quello dei punti nascita rappresenta uno dei temi più sensibili e di maggior rilievo sociale e politico, sia per quanto attiene la natalità e i diritti delle famiglie e delle donne a partorire in agio e sicurezza, sia per la vita stessa delle Comunità di montagna che considerano questi presìdi di prossimità essenziali al benessere delle persone, allo sviluppo demografico e sociale di zone già soggette a problemi orografici e di potenziale abbandono”.