Lo rivela il rapporto IVG e la consigliera aggiunge: “Rafforziamo il ruolo dei consultori familiari pubblici”
I dati 2019 del monitoraggio in regione sull’applicazione della legge 194 confermano il trend in calo degli ultimi tredici anni, con un tasso di abortività regionale (Ivg di residenti per 1.000 donne residenti in età 15-49) passato dal 10,4 per mille nel 2004 al 6,4⁒ nel 2019. Il numero assoluto delle IVG praticate lo scorso anno ammonta a 6.501, in calo del 5,4% rispetto ai 6.874 dell’anno precedente con una diminuzione che riguarda anche le residenti straniere. Si conferma il ruolo centrale del Consultorio familiare nell’assistenza al percorso IVG e come luogo della certificazione, scelto dal 71,5% delle residenti, in crescita.
«Anche a Reggio Emilia le interruzioni volontarie di gravidanza sono ulteriormente calate – rileva la Consigliera regionale Roberta Mori – passando dalle 880 del 2018 alle 783 dello scorso anno. Si conferma dunque un ricorso all’IVG sempre più consapevole e un’attuazione sempre più compiuta della legge 194 nelle nostre strutture sociosanitarie nel rispetto della salute, sicurezza e dignità della donna».
Quanto alle caratteristiche socio-demografiche rilevate dal rapporto, la maggioranza dei casi sono concentrati nelle classi 30-34 anni (23,2%), 35-39 anni (22,5%) e 25-29 anni (19,7%); il 55,2% delle donne risulta nubile, il 38,9% coniugata o unita civilmente, il 5,8% è separata, divorziata o vedova. Il 63,2% delle donne risulta avere almeno un figlio. Inoltre il 45,7% ha un diploma di scuola media superiore e le laureate sono il 15,4%. Infine il 55,5% delle donne risulta occupata, il 14,9% casalinga, il 21,6% disoccupata o in cerca di prima occupazione, dato quest’ultimo decisamente più elevato rispetto al 9,2% di non occupate tra le residenti che hanno partorito nello stesso anno.
Per quanto riguarda la IVG farmacologica, la pillola abortiva Ru486, è stata scelta in Emilia-Romagna nel 38,4% dei casi con un aumento annuale del 4%. A Reggio Emilia nel 2019 vi hanno ricorso, quasi tutte in regime di Day hospital, il 57,1% tra le donne che hanno praticato l’IVG, salite dunque dal 49,9% dell’anno precedente.
«Nel rispetto delle Linee guida ministeriali per l’Ivg farmacologica assunte ad agosto dal Ministero con il parere favorevole del Consiglio Superiore di Sanità – dichiara Roberta Mori – auspichiamo che al più presto anche la nostra Regione si organizzi per rendere accessibile e al tempo stesso sempre più sicuro questo trattamento». Le nuove linee guida nazionali ampliano infatti la possibilità della Ru486 “fino a 9 settimane compiute di età gestazionale” e “presso strutture ambulatoriali pubbliche adeguatamente attrezzate”. «Del resto in questi tempi di Covid, al di là di comprovati benefici per la salute psicofisica delle donne, – osserva la Consigliera – la società SIGO e le associazioni di ostetrici e ginecologi hanno raccomandato un accesso più largo alla Ru486 anche per decongestionare gli ospedali, alleggerire l’impegno degli anestesisti e l’occupazione delle sale operatorie.»
«La pandemia ci ha confermato quanto siano importanti i presidi sanitari territoriali – conclude la Consigliera regionale PD – e la centralità dei Consultori familiari pubblici che emerge dal rapporto IVG va ulteriormente rafforzata, con l’obiettivo di rendere i servizi sempre più accessibili e universalistici per la salute riproduttiva e sessuale delle persone».