Mori: “Dopo l’ennesima riproposizione del videomessaggio di Beppe Grillo in tutti i talk show di tutti i canali e in tutte le fasce orarie, ritengo doveroso prendere parola per rammaricarmi di quanto ancora si sottovaluti la potenza del linguaggio, la forza delle parole e gli effetti che possono provocare”
Per Roberta Mori il discusso video di Beppe Grillo a difesa del figlio accusato di stupro è “un retaggio della visione predatoria del maschile che si autolegittima nonostante tutto, lo sfogo scomposto di un padre umanamente comprensibile ma del tutto inaccettabile nei modi, nei tempi e nel contesto di una società contemporanea che vuole emanciparsi dai rigurgiti patriarcali”.
“Come persone impegnate nelle istituzioni per affermare diritti paritari e riequilibro di genere in una società ancora profondamente diseguale – spiega Roberta Mori – non condanniamo soltanto le discriminazioni e iniquità che frenano lo sviluppo del Paese, ma anche il linguaggio violento che incide nei rapporti tra donne e uomini e in quella dimensione intima su cui si fonda la storia travagliata dell’emancipazione femminile”.
“Il linguaggio è stato usato a sproposito su un tema, quello della violenza maschile sulle donne, che imporrebbe grande prudenza, rispetto, financo silenzio”. Quando, al contrario, Grillo sceglie di parlare e lo fa da un unico e prevaricante punto di vista. “Questa vittimizzazione secondaria che dipinge le donne vittime di stupro come quelle che se la sono cercata e gli è pure piaciuto, che le riduce a corpi contendibili e colpevolizzabili, va rigettata senza alcun dubbio a prescindere dai sentimenti che la animano”.
In definitiva, qualunque sarà l’esito giudiziale della vicenda, le parole sono state sbagliate e tutti, a maggior ragione se personalità pubbliche, dovrebbero recuperare un linguaggio di senso, rispettoso delle donne e della realtà che ci circonda. “Si riservino piuttosto spazi televisivi e di dibattito, indignazione e veemenza ai tanti, troppi femminicidi commessi da uomini che ancora fanno delle donne oggetti di proprietà da neutralizzare, violare, uccidere”, conclude Roberta Mori.