In Emilia-Romagna, a oggi, sono già oltre 8mila i nuclei familiari a cui è stato assegnato il RES, pari a circa 20mila persone. Un contributo economico mensile associato a un programma di attivazione e reinserimento sociale e lavorativo dei beneficiari per il quale la Giunta regionale ha stanziato 33 milioni di euro per il 2018 e 35 per il 2019.

«Nei primi 8 mesi sono arrivati aiuti concreti a 160 famiglie nell’imolese – spiega la consigliera regionale Francesca Marchetti –. Grazie al monitoraggio dell’Università di Modena e Reggio Emilia possiamo dire che a livello regionale si contano oltre 21mila richieste, 625 alla settimana, 4.765 nel bolognese con 2.603 in corso di valutazione da parte dell’Inps. E con l’integrazione col REI nazionale, cambiano le regole e il Reddito di solidarietà cresce. Complessivamente, sono state infatti 348 le richieste arrivate ai servizi sociali del territorio».

Da giugno sono anche in vigore nuove regole, necessarie per integrare il RES con il sistema di norme previste a livello nazionale dal Reddito di inclusione (Rei).

«Il contributo mensile per una persona passa dagli attuali 80 a 110 euro – cifra minima garantita – fino a un massimo di 352 euro per un nucleo composto da 6 persone – precisa la consigliera –. Quanto ai requisiti, potrà essere richiesto con un Isee non superiore a 6 mila euro l’anno, il doppio rispetto ai 3 mila precedenti, e un valore del patrimonio immobiliare, diverso dalla casa di abitazione, non superiore a 20.000 euro. Sale inoltre da 12 a 18 mesi la durata del beneficio, trascorsi i quali non potrà essere rinnovato se non dopo sei mesi, e soltanto per un anno. Infine, è necessaria la residenza in Emilia-Romagna da almeno 24 mesi continuativi. Il RES non si configura più quindi come alternativo alla misura nazionale, diventa invece una misura integrativa – universalistica e per tutti – che ne rafforza la portata per i soli residenti in regione».