“Tutta la filiera è in sofferenza, l’artigianato e la manodopera, l’industria tessile, quella conciaria, il commercio e i servizi che in Emilia-Romagna, dove possiamo fregiarci di avere una vera e propria Fashion Valley, significa economia, sviluppo e lavoro. – spiega la consigliera regionale Pd Nadia Rossi, che aggiunge – In particolare, quello di micro, piccole e medie imprese, che occupano prevalentemente donne. Penso ad esempio ai distretti di San Giovanni in Marignano, San Mauro Pascoli e Savignano sul Rubicone, eccellenti realtà romagnole nel settore moda, calzaturiero e accessori, che insieme alle aziende del modenese sviluppano il prezioso comparto della Regione. Va da sé che tutto ciò che possiamo far rientrare nel Made in Italy ha bisogno di essere sostenuto a più livelli”.
“La sensazione generale è che le varie misure economiche introdotte a sostegno dei diversi settori produttivi non dedichino la dovuta attenzione al comparto, mentre servirebbero misure ad hoc, che tengano anche conto del fatto che la moda è settore ad alta intensità di manodopera, con una netta prevalenza della componente femminile” sottolinea la consigliera.
“Facilitazione dell’accesso al credito per far fronte alla crisi di liquidità delle imprese, sostegno a investimenti in innovazione e sostenibilità con finanziamenti a fondo perduto, sgravi fiscali e contributivi a fronte di progetti di aggregazione/reti di piccole e medie imprese, sostegno alla filiera incentivando accordi e il mantenimento della subfornitura locale, sostegno alle imprese per l’accesso a nuovi mercati, defiscalizzazione per le aziende che riportano la produzione e la subfornitura sul territorio, finanziamento di interventi per la formazione di lavoratori e imprenditori, per lo sviluppo di nuove competenze maggiore flessibilità o mobilità interaziendale. Sono queste alcune azioni che si potrebbero intraprendere a vantaggio del Made in Italy” suggerisce la consigliera regionale democratica.
“È arrivato il momento, di incoraggiare e sostenere la conversione del settore verso il nuovo modello di green fashion, che prevede il passaggio da un’economia basata sulla linearità del ciclo materiale-prodotto-rifiuto a un’economia a ciclo chiuso, che minimizzi le risorse impiegate per la produzione e massimizzi l’utilizzo del prodotto e il recupero dei materiali, secondo i principi dell’economia circolare. In generale – prosegue Rossi – dobbiamo proseguire e aumentare le azioni si supporto e promozione del sistema moda, anche valutando la possibilità di utilizzare il contratto d’area quale strumento utile al rilancio del settore. Nello spirito del Patto per il lavoro e il clima appena sottoscritto in Emilia-Romagna, sarebbe utile convocare un tavolo regionale di crisi per la moda in cui, alla presenza delle associazioni imprenditoriali, sindacali e istituzionali, siano valutate misure ad hoc per salvaguardare l’occupazione e consentire al settore di ripartire il prima possibile”.
“In Emilia-Romagna – conclude Rossi – sono numerose le eccellenze legate al settore e non possiamo permetterci di perderle. Regione e Governo devono mettere in campo misure specifiche, diverse dagli altri settori”.