IL CAPOGRUPPO STEFANO CALIANDRO COMMENTA LE LINEE DI INDIRIZZO DELLA REGIONE EMILIA ROMAGNA 2018-2020 SUI SERVIZI EDUCATIVI 0-6 ANNI.

Non molti anni fa ci fu chi teorizzò che i nidi, pensati per favorire la possibilità delle donne di lavorare fuori casa ed in particolare nel lavoro operaio, avrebbero visto declinare la domanda per le mutazioni e le articolazioni in tipologie sempre differenti dei lavori.

Questo ragionamento non teneva in sufficiente conto il valore educativo, non solo sociale, dei servizi per la prima infanzia ed in particolare del nido, un simbolo non sbiadito di una storia intera di attenzione alla persona da parte dei Comuni dell’Emilia-Romagna.

Ma, oltre a ciò, i fatti non sono andati come quella previsione dichiarava. Proprio l’accrescersi del numero dei lavoratori e delle lavoratrici a tempo determinato e o parziale, la differenziazione degli orari, la difficoltà per le mamme ed i papà di ritrovarsi in momenti costanti della giornata da dedicare alla cura dei bimbi, tutto questo ha portato ad un maggiore bisogno di strutture per l’infanzia, più flessibili, certamente, ma con una consolidata offerta a tempo lungo e di affidabilità qualità.

La Regione ed i Comuni emiliani hanno fatto di tutto per reggere, in lunghi anni di riduzioni delle risorse economiche disponibili. Oggi la Regione, dopo aver varato una nuova legge di indirizzo alla fine del 2016, approva un piano triennale (2018-2020) di forti investimenti. Entro giugno sarà all’esame dell’Assemblea legislativa per il voto definitivo.

 

Gli obiettivi sono: garantire l’accesso a più bimbi al nido, riducendo le liste d’attesa, calmierare le rette, promuovere nuove organizzazioni di tutto il sistema educativo 0-6 anni per renderlo migliore ed in maggiore continuità.

Si tratta di un Piano rilevante: dalla Regione arriveranno 33 milioni di euro (gli 11 milioni per l’anno 2018 sono già stati messi nel Bilancio della Regione) che i Comuni avranno a disposizione. A questi si aggiungeranno i fondi statali, se verrà confermato nel nuovo quadro politico il trend di investimento dei governi che nel 2017 ha superato i 20 milioni.

I fondi, regionali e statali, saranno ripartiti a livello territoriale in base al numero dei bambini iscritti ai servizi educativi e ai centri per bambini e genitori presenti nei singoli Comuni.

L’obiettivo è quello di aumentare il numero dei bambini iscritti agli asili nidi o ai servizi educativi a loro dedicati. E questo diventa possibile riducendo le liste d’attesa e il costo delle rette a carico delle famiglie. L’investimento della Regione sarà rivolto a qualificare, ampliare, diversificare la rete già esistente, una delle maggiori d’Europa ed a promuovere novità. Importante è la priorità data alla diffusione graduale sul territorio regionale dei Poli per l’infanzia, strutture che vedranno assieme i nidi e le scuole dell’infanzia, per favorire la continuità educativa dei più piccoli, dalla nascita fino a 6 anni, dando così attuazione al Sistema integrato di educazione e di istruzione 0-6 anni introdotto dalle nuove normative nazionali.

Il personale è decisivo per gestire il cambiamento e migliorare ancora la qualità, ecco allora i fondi per il funzionamento dei coordinamenti pedagogici territoriali e la formazione degli operatori dei servizi educativi. Inoltre, si tende a valorizzare l’integrazione fra il pubblico e gli enti privati più qualificati e interessati ad una piena collaborazione educativa, tramite la promozione dello strumento delle convenzioni.

 

Secondo i dati dell’Osservatorio regionale per l’infanzia e l’adolescenza riferiti all’anno educativo 2016-2017, in Emilia-Romagna i bambini da 0 a 3 anni iscritti nei 1.225 servizi educativi erano oltre 33 mila, il 30,6% dei bambini di questa fascia d’età residenti in regione (107.737). Nell’area metropolitana di Bologna i servizi sono 297 e gli iscritti 8.988. Nelle altre Province: Modena (186 servizi, 5.261 iscritti), Reggio Emilia (148 servizi, 4.303 iscritti), Ravenna (134 servizi, 2.951 iscritti), Parma (126 servizi, 3.474 iscritti), Forlì- Cesena (111 servizi, 2.518 iscritti), Ferrara (91 servizi, 2.290 iscritti), Piacenza (70 servizi, 1.436 iscritti), Rimini (62 servizi, 1.823 iscritti). /Ti. Ga.