In Regione voto unanime alla risoluzione presentata da KatiaTarasconi

 La lotta al tumore al seno non ha colore politico e la Regione Emilia-Romagna ne è un esempio concreto. Nella seduta di oggi dell’Assemblea legislativa a Bologna sono state approvate all’unanimità due risoluzioni, di cui una a firma della consigliera Katia Tarasconi che impegna la Giunta regionale a dare una svolta decisiva nella cura a questo tipo di tumore introducendo i cosiddetti “test genomici” in grado di personalizzare le terapie evitando cure invasive a quelle donne che non ne hanno reale necessità. 

 Tarasconi ha sottolineato come i più recenti studi e le principali società scientifiche nazionali e internazionali siano ormai concordi nel ritenere di fondamentale importanza l’opportunità offerta dai test genomici in grado di indirizzare alla chemioterapia solo le pazienti che ne possano trarre un reale vantaggio, garantendo il diritto a cure efficaci e al contempo una qualità di vita non condizionata da terapie che non sarebbero effettivamente utili ma, al contrario, invalidanti per le donne in questione e inutilmente costose per il sistema sanitario. 

 «Già nel 2011 – ha detto in aula la consigliera – la Regione Emilia-Romagna aveva valutato specifici test ma a quel tempo le evidenze erano molto scarse. Oggi invece i dati consentono di stimare una riduzione del 50% dell’indicazione alla chemioterapia nelle pazienti a rischio intermedio o incerto». 

 Una rivoluzione vera e propria a vantaggio delle donne che si trovano ad affrontare questo tipo di percorso terapeutico, e sono tantissime; basti pensare che in Italia una donna su otto è colpita da tumore al seno. Parliamo di 800mila donne, ovvero il 44% di tutte coloro a cui è stato diagnosticato un tumore. Siamo di fronte, dunque, alla forma di neoplasia più frequente nella popolazione femminile. Ne esistono di diverse forme e per ognuna sono necessari approcci diagnostico-terapeutici differenti. In quest’ottica la personalizzazione delle cure e dunque i test genomici sono il futuro, rappresentano la svolta. Una rivoluzione a vantaggio delle donne, dunque, ma anche a vantaggio di tutto il sistema sanitario. Ma c’è anche un altro vantaggio ed è legato al periodo attuale segnato dalla pandemia da coronavirus: «La chemioterapia – ha detto Tarasconi – induce immunosoppressione, esponendo ulteriormente le donne al rischio di infezione da Covid-19. Evitare un ciclo di chemioterapia non necessario significa perciò anche contribuire a contenere la diffusione dell’epidemia e a contenerne l’impatto». Ad oggi l’utilizzo dei test genomici non è uniforme in Italia. Solo in due regioni è garantita la rimborsabilità: in Lombardia dal 2019 e in Toscana dal luglio di quest’anno. Viene rimborsato invece in molti Paesi esteri come Inghilterra, Germania, Svizzera, Irlanda, Grecia e Spagna.  Nella risoluzione si impegna la Giunta a valutare l’impiego dei test genomici chiedendo di valutarne l’inserimento nel Nomenclatore tariffario regionale in modo da renderli dunque fruibili a tutte le pazienti emiliano-romagnole idonee e, inoltre, si evidenzia la necessità di includere i test nei LEA (Livelli Essenziali di Assistenza) facendo una richiesta specifica alla Commissione nazionale.