Crisi in Myanmar, dall’Emilia-Romagna un segnale forte alla politica italiana e internazionale con l’approvazione all’unanimità di una risoluzione in Commissione Cultura
Crisi in Myanmar, dall’Emilia-Romagna con una risoluzione approvata all’unanimità dai componenti della V Commissione regionale che tra le sue competenze ha la solidarietà internazionale e la cultura della pace, arriva un forte segnale alla politica italiana ed europea.
“Quello che sta accadendo in Birmania dopo il golpe militare del 1° febbraio, con una repressione brutale sul movimento popolare di protesta civile che non accenna ad allentarsi, con oltre 700 morti accertati di cui 50 bambini e la messa in stato di arresto dei leader politici che hanno legittimamente vinto le elezioni tra cui il Premio Nobel per la Pace e Consigliera di Stato Aung San Suu Kyi e il Presidente Win Myint, richiede tutta l’attenzione della politica europea ed internazionale” spiega la consigliera regionale Pd Roberta Mori, che ha presentato la risoluzione approvata di cui è prima firmataria. “La pandemia ci ha insegnato che siamo tutti connessi – aggiunge – perciò parlare del Myanmar e stare dalla parte dei diritti umani nel mondo non significa parlare d’altro, perché loro siamo noi”.
“L’Italia, come la Regione Emilia-Romagna, che vanta da anni forti relazioni con Aung San Suu Kyi e il popolo birmano grazie a una rete associativa fitta e attiva, non può voltarsi dall’altra parte. – sottolinea Mori – Tutte le democrazie devono fare la propria parte per far cessare le violenze dei militari contro il popolo che protesta legittimamente e pacificamente. Chiediamo a ogni livello il sostegno alle organizzazioni, associazioni e onlus emiliano-romagnole coinvolte in progetti umanitari, di aiuto sociale e sanitario. In ogni modo possibile vogliamo contribuire al processo di emancipazione democratica del Myanmar dopo decenni di dittatura militare e i tentativi, repressi con indicibile violenza, di garantire la sovranità popolare”.