Sono in totale più di 289.000, hanno in media tra i 45 e i 64 anni, sono in prevalenza donne, il 60% di loro non lavora e quasi uno su due si occupa di un genitore con un impegno di almeno 7 ore al giorno: a un anno e mezzo dall’approvazione in Assemblea legislativa della legge regionale “Norme per il riconoscimento ed il sostegno del caregiver familiare (persona che presta volontariamente cura e assistenza)”, datata 28 marzo 2014, la commissione Parità e diritti delle persone, presieduta da Roberta Mori, ha invitato per una audizione i rappresentanti delle associazioni di caregiver più rappresentative.

“La legge regionale che l’Assemblea ha voluto e approvato deve diventare un modello per tutto il Paese, i principi formulati sono quelli giusti, ad oggi mancano alcuni strumenti per renderla operativa- spiegano i rappresentanti delle associazioni-, vogliamo diventare parte di quella rete che ha come nodi chiave i Servizi sociali territoriali”.

Considerando tutto il territorio regionale, riferiscono, il 12,5% delle donne e l’8% degli uomini di età compresa tra i 15 e i 64 anni sono caregiver di adulti non autosufficienti, mentre la media nazionale si ferma rispettivamente al 10,7 e al 6%.

I ragazzi di età nella fascia di età 15-24 che svolgono attivamente il ruolo di caregiver sono più di 13.000, e sono il 5,8% dei caregiver di sesso femminile e l’1,6% di quello maschile. Nella fascia di età 25-34 si concentrano il 4,6% degli uomini e il 4,2% delle donne, mentre nella fascia 35-44 le percentuali sono 9% per le femmine e 6,2% per gli uomini, tra i 45 e i 54 anni, dove c’è la maggiore concentrazione, sono 20,6% e 12,6%, percentuali che passano a 20,2% e 13,3% nella fascia 55-64.

Secondo i dati nazionali Istat, da cui l’Emilia-Romagna non si distanzia in maniera significativa, il 49,6% dei caregiver si occupa di un figlio o una figlia e il 34,1% del coniuge o del partner. Il 66% dei caregiver ha dovuto lasciare il proprio lavoro, mentre il 10% sceglie il part-time e altrettanti un cambio di mansione, con tempi di reinserimento medi nel mercato del lavoro che sfiorano i 10 anni.

Tra le principali difficoltà, le associazioni lamentano “le difficoltà nella interlocuzione con i servizi nella fase precedente alla presa in carico”, “l’impoverimento professionale ed economico, e in alcuni casi anche personale, perché è forte il carico emotivo a cui è sottoposto un caregiver”, “l’assenza di interventi di sollievo e sostegno” e, infine, una “scarsa comunicazione sulla possibilità e sulle modalità per diventare caregiver”.

Nadia Rossi (Pd) ha assicurato “il massimo impegno ad assumersi la responsabilità di raccogliere le istanze che oggi ci sono state riferite, quello dell’esclusione sociale è un rischio che non possiamo correre: ci serve più welfare di comunità”.

In conclusione, la presidente Mori ha ricordato “le difficoltà che questa commissione ha affrontato nell’essere promotori di innovazione con la nostra legge quadro sulla Parità, e anche per questo motivo vogliamo accogliere questa grande sfida della conciliazione tra i tempi di vita e quelli di lavoro, il contesto nazionale stenta a mettere alcuni temi al centro della propria agenda, vogliamo dare solidità a un quadro che possa promuovere misure per agevolare questo percorso”. (jf)